lunedì 4 dicembre 2023

 

INTRODUZIONE

 

 

Senza dubbio la forza dell’Impero romano d’Oriente (o Bizantino) era dovuta in buona parte alla sua capitale Costantinopoli, città popolosa e multietnica, snodo commerciale tra i più sviluppati del mondo antico, ponte tra Mediterraneo e Via della Seta, tra Occidente e Oriente.

Grazie alla posizione geografica che occupava il loro impero, i Bizantini parteciparono attivamente e lungamente al commercio transregionale ampliando la rete di contatti tra Europa e Asia. Le attività economiche legate alla seta proveniente dalla Cina rappresentano un esempio di una visione geografica e culturale che si estendeva ben oltre i confini del mondo mediterraneo.

La potenza commerciale dell’impero servì anche come collegamento cruciale tra Mediterraneo ed Europa del nord, modificando l’assetto del sistema globale a livello di scambio e traffico di merci. Ciò avvenne soprattutto sulla Via Variago-greca, a partire dai rapporti economici che si erano venuti a creare con la Rus’ di Kiev.

Il sovrano russo Vladimir I il Grande con la conversione del suo popolo al cristianesimo – invece che all’ebraismo o all’islamismo - capì che la Russia non poteva fare a meno del suo principale contatto commerciale, pur avendo relazioni sia con l’Europa che con l’Asia occidentale. Dopo il declino dell’Impero Bizantino e l’arrivo dei Mongoli, la Russia visse un periodo di isolamento dal quale ricominciò ad uscire soltanto a partire dal XV secolo, quando si vennero ad instaurare nuovi legami commerciali.

 

 

5.1 LA FORZA DELLO STATO BIZANTINO

 

5.1.1 Costantinopoli: la “nuova Roma” tra Mediterraneo e Oriente

Nel 395 l’imperatore Teodosio divise l’Impero Romano in due grandi regioni. Mentre quella occidentale veniva spartita tra invasori e migranti germanici, quella orientale prosperava, soprattutto attorno alla città di Costantinopoli.

Fondata nel 330 da Costantino sulle rovine dell’antica Bisanzio, Costantinopoli era rimasta dopo la caduta di Roma e dell’Impero romano d’Occidente nelle mani delle popolazioni germaniche, l’unica capitale imperiale. La sua posizione strategica sullo stretto del Bosforo la avvantaggiava sia dal punto di vista commerciale che militare. Protetta da mura ciclopiche e torri difensive, e da migliaia di guardie imperiali che controllavano lo scoppio di eventuali rivolte interne, era quasi impossibile da espugnare.

 

5.1.2. I commerci al centro dell’economia

Costantinopoli aveva l’aspetto di una ricca metropoli cosmopolita dell’antichità dove giungevano sempre nuovi immigrati e mercanti dalle regioni limitrofe, aveva il latino come lingua ufficiale ma si parlava soprattutto il greco. Nelle centinaia di botteghe di ogni tipo, forni, magazzini che si snodavano lungo il colonnato e sotto i portici era possibile ritrovare e acquistare una infinita varietà di prodotti, molti dei quali importati dai maggiori porti del Mediterraneo e dell’Oriente, come seta grezza e tessuti, vetri istoriati, spezie, ceramiche e i profumi.

Il commercio era sotto il controllo dello stato che aveva il monopolio su tutte le merci. La capitale era la parte centrale dei flussi commerciali che comprendevano vaste aree: i cereali arrivavano dalla Bulgaria attraverso il Mar Nero e dall’Egitto tramite il Mediterraneo, gli schiavi dai paesi slavi, l’ambra dal Mar Baltico e le pellicce dal Nord Europa.

Nel resto dell’impero invece la maggiore fonte di sostentamento rimaneva l’agricoltura.

 

5.1.3 Un’organizzazione statale, militare e religiosa efficiente

L’impero romano d’Oriente, rispetto a quello d’Occidente, ebbe una vita più lunga e sopravvisse fino all’assedio da parte dei Turchi Ottomani nel 1453. Quasi mille anni in più. Le cause di queste differenze sono diverse, ma sostanzialmente riconducibili ai seguenti fattori:

  • l’Impero Bizantino era governato da un’autorità politica più salda che aveva fortemente accentrato e centralizzato il potere creando grande stabilità;
  • aveva instaurato un sistema fiscale molto efficiente tale da alimentare continuamente le casse dello stato, poiché le tasse venivano pagate da tutti; in questa maniera era possibile pagare il grande esercito che garantiva protezione e sicurezza, i funzionari che lavoravano per lo stato e costruire sempre nuove infrastrutture come ponti, acquedotti e reti stradali;
  • sotto l’aspetto militare aveva generali validissimi e truppe formate esclusivamente da soldati bizantini; oltre alle guardie imperiali della capitale vi erano numerose truppe stanziate in ogni provincia per mantenere l’ordine e difendere i confini;
  • le strategie e la diplomazia messe in campo, anche pagando, riuscirono ad evitare le invasioni dei Germani e degli Unni che si diressero verso occidente.

Dal IX secolo i Bizantini attuarono anche un processo di acculturazione dei popoli slavi della penisola balcanica come quelli della Serbia e della Bulgaria. Ciò avvenne soprattutto attraverso un’opera di evangelizzazione portata avanti da diversi monaci bizantini che, dal X secolo, si spostarono anche fuori dalla penisola balcanica, verso la Russia. Tra essi ci fu anche Cirillo da cui prende il nome l’alfabeto cirillico oggi usato in molte lingue slave come il russo e il bulgaro.

 

5.1.4 L’impero di Giustiniano

Con Giustiniano al potere (527) l’impero raggiunse il suo massimo splendore. L’imperatore si pose, insieme alla moglie Teodora, donna intelligente e ambizioso, come sovrano assoluto oggetto di venerazione da parte dei suoi sudditi. Il culto della persona del sovrano e della sua immagine erano stati presi dall’Impero Sasanide (Persia). Fu capo politico del suo popolo, ma anche religioso (cesaropapismo).

Giustiniano e Teodora cercarono di mantenere il modello statale romano e si avvalsero di collaboratori molto validi per amministrare la giustizia e dirigere l’apparato militare in guerra e in pace.

Grazie al volere di Teodora si fece costruire uno dei simboli di Costantinopoli: la Basilica di Santa Sofia. Giustiniano creò, con l’aiuto di esperti legislatori, il Corpus Iuris Civilis, un esteso codice di leggi scritte, chiaro e universalmente valido in tutti i territori, in cui si riordinavano tutte le leggi romane, numerosissime, emanate nel corso otto secoli. Il Corpus sarà poi preso a modello per ogni, codice civile anche in epoca moderna e contemporanea.

Sotto l’aspetto della politica estera si cercò di riconquistare i territori perduti da Roma in Africa, Spagna e Italia, ma riuscendoci solo in parte. Le lunghe guerre causarono destabilizzazioni, grandi perdite di denaro e di uomini e gravi epidemie come la terribile peste del 542 che, a diverse ondate, arrivò fino al 750 causando milioni di morti.

 

 

 

5.2 I BIZANTINI IN ITALIA

 

5.2.1 Lo splendore a Ravenna

L’Impero romano d’Oriente riuscì ad espandere il proprio dominio anche sull’Italia dopo averla contesa agli Ostrogoti nel corso di una lunga guerra (chiamata per questo guerra greco-gotica, 535-553). Giustiniano attraverso un provvedimento del 554 chiamato Prammatica sanzione estese, quindi, le sue leggi e il suo governo anche sulla penisola dove collocò un governatore, chiamato esarca, nella sede imperiale di Ravenna. Nel periodo dell’esarcato bizantino proprio la città di Ravenna – a differenza del resto dell’Italia – trasse molti vantaggi e benefici: vennero costruiti, edifici e chiese (San Vitale, Sant’Apollinare in Classe) al cui interno è ancora oggi possibile ammirare i magnifici mosaici che celebrano la corte bizantina di Giustiniano e della moglie Teodora, si sviluppò un vivace commercio marittimo con la capitale Costantinopoli e si ebbe un notevole incremento della popolazione.

 

5.2.2 Continua il periodo di decadenza per l’Italia

Per il resto, l’Italia nel VI secolo, dopo la decadenza iniziata già sotto il dominio degli Ostrogoti continuò ad impoverirsi: razzie, carestie e distruzione, cui si aggiunse una spaventosa epidemia di peste che colpì pesantemente la popolazione, devastarono le città e anche quelle più grandi, come Roma, Milano e Pavia si spopolarono. Inoltre il governo bizantino, per recuperare le enormi spese di guerra, impose all’Italia pesanti tasse da pagare.

In queste condizioni, si ebbe un graduale e notevole spostamento di abitanti verso le campagne e all’interno dei monasteri dove era più facile trovare protezione e cibo.

                                                                              

 

5.3 LA RUS’ DI KIEV: DA STATO NORDICO A REGNO CRISTIANO

 

5.3.1 I Rus’: gli uomini che venuti d’oltremare

Una regione che subì in misura rilevante l’influenza della presenza dell’Impero Bizantino, sia a livello economico che religioso, fu il Principato di Kiev.

Questa monarchia sorta nel IX secolo lungo le sponde del fiume Dnepr è considerata il più antico stato slavo organizzato dell’Europa orientale. All’interno dei suoi territori vi erano compresi l’attuale Ucraina, la Russia occidentale, la Bielorussia, la Polonia e gran parte delle repubbliche baltiche, ovvero Estonia, Lettonia e Lituania. I primi insediamenti furono dovuti a gruppi tribali di origine vichinga (Variaghi venivano chiamati gli abitanti del nord Europa che si spingevano verso sud-est) che vi si stanziarono partendo molto probabilmente dalla Svezia. Queste tribù, che in alcune zone dell’Europa settentrionale venivano indicate con la parola Rus’ (letteralmente “uomini venuti d’oltremare”), presero potere sull’intero territorio sottomettendo le genti slave che vi abitavano, ma anche convivendo con loro e stabilendo la capitale a Kiev. Questa città era allora un importantissimo centro commerciale sulla rotta Variago-greca, la grande e antica via di comunicazione che permetteva di unire la Scandinavia e l’Impero Bizantino.

 

5.3.2 La formazione di un nuovo regno in Europa Orientale

Nei primi anni del X secolo, molti popoli confinanti furono assoggettati al potere della Rus’ di Kiev e i suoi eserciti si spinsero addirittura all’attacco di Costantinopoli, senza esito. La grande città, anche se non fu conquistata, concesse però ai Russi un vantaggioso accordo commerciale con tutto l’Impero Bizantino.

La vicinanza e l’influenza dei bizantini si fece presto sentire anche sotto l’aspetto religioso: durante il glorioso regno di Vladimir I il Grande si ebbe la conversione al cristianesimo (988) che divenne religione ufficiale del regno. Questo evento fu molto importante dal punto di vista delle ripercussioni politiche e culturali, poiché la maggior parte dei popoli europei orientali aveva già abbracciato la fede in Cristo e, in quell’epoca, la cristiana Costantinopoli rappresentava il vicino più potente e prestigioso.

Nell’XI secolo venne redatta la Russkaja Pravda (“Giustizia Russa”). Si tratta del più antico codice giuridico compilato nella Rus’ compilato sul modello di leggi di Giustiniano col quale si introduceva il guidrigildo, cioè il pagamento di un risarcimento per un reato commesso, affinché fosse regolato l’uso primitivo e violento della faida.

 

5.3.3 Un forte stato commerciale

Nel tempo i Russi aprirono diversi mercati con traffici che andavano dall’Impero Bizantino alla Penisola iberica, dal Nord Europa fino alle regioni oltre il Mar Caspio, nell’Asia centrale. I sovrani si dimostrarono scaltri e, attraverso matrimoni d’interesse, entrarono in contatto con diverse dinastie d’Europa.

Sorsero a ventaglio in ogni direzione città e insediamenti e, come in Europa si stavano sviluppando potenti centri marinari come Venezia, Genova, Pisa e Amalfi, allo stesso modo, grazie agli scambi con l’Oriente, in Russia si sviluppavano città importanti - come Minsk - che andavano a collegarsi alla Via della Seta.

Nel XIII secolo il regno piombò in una serie di conflitti interni, creando divisioni tra le varie regioni geopolitiche e, per questo, indebolendosi sempre più sul piano politico e militare.

La data con cui gli storici fanno terminare il Principato della Rus’ di Kiev è convenzionalmente il 1240, anno in cui la capitale venne rasa al suolo dagli eserciti mongoli.

 

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