9.3 IL
SUD-EST ASIATICO: L’IMPERO KHMER
9.3.1 Il
forte legame con la religione
Nell’area
dell’attuale Cambogia, del Laos, della Tailandia, insieme ad alcune parti del
Vietnam, della Birmania e della Malesia, sorgeva il grande Impero Khmer con una
popolazione, all’apice della sua espansione nel XII secolo, di circa un milione
di abitanti. Fondato agli inizi dell’800 e influenzato dall’India, questo
impero utilizzò molto bene il potere religioso prima con l’induismo, fondendolo
con le credenze in divinità autoctone e adottando la lingua sanscrita, e in un
secondo momento con il buddismo, stabilendo un forte legame tra autorità di
governo e culturali religiosa della popolazione. Il primo sovrano e fondatore
dell’impero Khmer nel IX secolo, Jayavarman II, utilizzò il culto induista del
dio Shiva connettendolo con quello indigeno del “Signore della montagna” e
formalizzandolo su sé stesso (il culto del dio-re) anche attraverso l’uso di
statue e simulacri che lo rappresentavano come tale. Da quel momento in poi il
sovrano veniva considerato come un’entità divina.
9.3.2 L’influenza
buddista: i templi di Bayon e Angkor Wat
Il
buddismo arrivò, invece, con Jayavarman VII (ca. 1181-1212), quando nella
capitale Angkor venne costruito il tempio di Bayon la cui complessa facciata a
bassorilievi raffigura divinità buddiste, oltre a scene di campagne militari e
vita quotidiana fatta di pescatori, macellai, partite a scacchi e scommesse sui
combattimenti di galli. Ancor più grandioso è il tempio denominato Angkor Wat,
originariamente concepito come edificio indù e considerato oggi il più grande
complesso religioso del mondo, per estensione. Queste poderose costruzioni non
erano altro che il centro gerarchico e religioso di una rete di templi diffusa.
Attraverso queste grandiose opere pubbliche venivano redistribuite ricchezze
materiali e simboli culturali e religiosi su tutto il territorio dell’impero,
arrivando ad ogni singolo abitante.
9.3.3 Religione
come identità collettiva
È stata
proprio la religione a costruire nei secoli un’identità collettiva comune in
grado di tenere sotto un unico potere e controllo diversi popoli e diverse
culture. I templi e i monumenti religiosi erano proprio espressione di questa
identità che faceva sentire gli abitanti figlio di uno stesso dio.
Naturalmente,
nei numerosi villaggi che si estendevano per tutto il territorio erano comunque
i legami famigliari a creare il presupposto per la vita comunitaria e la
sopravvivenza. Queste comunità erano sostenute dalla ricchezza economica
sviluppatasi attraverso l’agricoltura e il commercio fluviale e marittimo,
nonostante quest’ultimo non venne potenziato al punto da mettere in connessione
le merci dell’entroterra con i popoli stranieri. L’agricoltura, invece, era
sorretta da una rete di canali usati sia per il trasporto che per l'irrigazione
e grazie alla quale tutto l’impero Khmer era fisicamente collegato, mentre ampi
serbatoi aiutavano a controllare le piogge irregolari dovute al clima monsonico
conservando l'acqua piovana dei monsoni per un uso successivo.
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