martedì 19 dicembre 2023

 

INTRODUZIONE

A partire dal XVI secolo l’Europa diventò il punto di irradiazione di una vasta rete di scambi che toccò tutti continenti. Le potenze europee che videro crescere in maniera considerevole le proprie economie furono Spagna e Portogallo, prime in ordine di tempo, e a seguire Inghilterra, Olanda e Francia. Questo avvenne a causa della colonizzazione che esse attuarono principalmente nel Nuovo Mondo, ma anche in Asia e Africa e, infine, in Oceania. Questa potente interazione tra Europa e resto del mondo diede vita a quel fenomeno che alcuni storici hanno definito economia-mondo. Con questa espressione si intende un meccanismo vasto e complesso di attività e reti commerciali che, partendo da un centro, l’Europa, si irradiavano verso aree geografiche lontane. L’organizzazione e la produzione di queste attività e reti erano regolate dalle potenze europee attraverso lo sfruttamento della periferia, cioè delle colonie, a livello di materie prime e manodopera, anche schiavizzata. Nel tempo, quindi, l’Europa ne trasse enormi guadagni, mentre le aree sfruttate non riuscirono a svilupparsi e impoverirono, con conseguenze non solo economiche ma anche sociali.

Gli effetti della colonizzazione europea su gran parte del mondo sono ben visibili ancora oggi se pensiamo, ad esempio, all’ampia diffusione delle lingue e del modello economico capitalistico.

 


5.1 INGHILTERRA: UN IMPERO GLOBALE

 

 

 

 

5.1.1 La più grande potenza coloniale della storia

L'Impero britannico fu per estensione il più grande nella storia dell'uomo. Nel 1920 dominava su circa mezzo miliardo di persone, comprendendo quasi un quarto dell'intera superficie della Terra. Ciò ha significato il prolungamento nel tempo della sua influenza politica, linguistica e culturale a livello globale.

Durante l'età delle scoperte, seguendo l’esempio di Spagna e Portogallo e temendo di rimanere indietro nella conquista di terre e nello sfruttamento di materie prime, Inghilterra, Paesi Bassi e poi Francia iniziarono a stabilire proprie colonie e creare reti commerciali nelle Americhe e in Asia. La loro potenza commerciale fu favorita dalla creazione di compagnie mercantili private, dipendenti dai rispettivi governi e dai loro mandati, anche se le navi rimanevano di proprietà delle compagnie. Le più influenti furono l’olandese Verenigde Oostindische Compagnie (VOC), la britannica East India Company e la francese Compagnie des Indes Orientales. Le navi non appartenevano agli stati, ma alle compagnie.

Sotto il lungo regno di Elisabetta I, lo sviluppo economico fu notevole, senza escludere mezzi controversi quali le azioni dei corsari come Francis Drake, ma gran parte della popolazione continuava a vivere in povertà. La potenza militare, navale soprattutto, si affermò con la vittoria sull’Invincibile Armata di Spagna (1588).

Nel XVIII secolo vi fu la grave perdita delle 13 colonie degli Stati Uniti che, dopo un’aspra guerra, ottennero l’indipendenza nel 1783.

A quel punto l’Inghilterra spostò i suoi interessi su Asia, Africa e Oceania continuando a mantenere la supremazia sui mari contro Francia e Paesi Bassi.

 

5.1.2 Espansione commerciale e industriale dopo il Settecento

Nel Settecento la concorrenza tra potenze coloniali come Gran Bretagna, Francia, Spagna e Portogallo culminò in una serie di conflitti. Quello più esteso e sanguinoso, grazie al quale si mise fine alla rivalità con i Francesi, fu la Guerra dei Sette Anni in cui, per la prima volta nella storia, lo scontro tra stati europei si realizzò su tre continenti e con mezzi diversi. Le conseguenze dei conflitti riguardarono numerose vittime e la destabilizzazione di molte aree politiche che si protrasse nel tempo, specialmente in Africa.

Nel frattempo, con la Rivoluzione industriale, Londra stava diventando la città più grande del mondo (1830) e il controllo dei commerci globali riguardavano per gli Inglesi le economie di molte regioni geografiche, dall’Asia all’America Latina.

Per tutto il XIX secolo lo sviluppo fu esponenziale, venne favorito il libero commercio, ci fu una crescita demografica molto forte cui si accompagnò una rapida urbanizzazione, mentre veniva ampliato il diritto di voto.

Nel Novecento altre due potenze, Germania e Stati Uniti, cercarono di contrastare il potere della Gran Bretagna. Le tensioni con i tedeschi furono tra le principali cause dello scoppio della Prima guerra mondiale. Dopo la Grande Guerra, l’Impero Britannico non ebbe più la stessa potenza. Anche la Seconda guerra mondiale, nonostante la vittoria degli Inglesi e dei suoi alleati contribuì ad accelerare il declino dell'impero che arriverà a compimento nei decenni della decolonizzazione mondiale.

La colonia più popolosa e ricca dell’impero britannico l’India, ottenne l’indipendenza solo nel 1947, dopo che già molti altri territori furono coinvolti in un processo di decolonizzazione. Nel 1997 Hong Kong ritornò sotto la Cina, mettendo fine all’impero coloniale inglese.

 


5.2 SPAGNA: ASCESA E CADUTA DI UN GRANDE STATO

 

 

 

 

5.2.1 Sotto Carlo V e Filippo II la Spagna si estende dall’Atlantico al Pacifico

L'Impero Spagnolo fu il più potente impero coloniale della storia tra il XVI secolo e la prima metà del XVII. Fondato dai sovrani Ferdinando II di Aragona e Isabella I di Castiglia nel 1492 a seguito della conquista di Granada quando gli Arabi furono scacciati dalla Spagna, si estese successivamente con l’imperatore Carlo V e l’annessione di Italia meridionale, Ducato di Milano e molti territori delle Americhe a seguito delle azioni dei conquistadores. Questi ultimi, guidati da condottieri come Hernan Cortés e Francisco Pizarro, misero fine rispettivamente ai due più grandi imperi precolombiani, quello Azteco e quello Inca.

Il figlio di Carlo V, Filippo II, salito al trono nel 1556 dopo l’abdicazione del padre, si espanse sui territori dell'Asia orientale (che presero da lui il nome di Filippine) e divenne, per un periodo, Re del Portogallo e del suo impero coloniale a seguito di una crisi di successione. Il sovrano si pose inoltre alla guida della Lega Santa, costituita da un’alleanza di Stati cristiani, per fermare l’avanzata dei Turchi nel Mediterraneo, come accadde nella Battaglia di Lepanto (1571).

 

5.2.2 L’inizio della decadenza

Dopo Filippo II l’impero vide l’inizio della propria decadenza. Il conservatorismo cattolico aveva creato persecuzioni religiose contro i protestanti olandesi e, in Spagna - dove avevano finora convissuto insieme ai cristiani - contro Ebrei, chiamati in senso dispregiativo marranos, e musulmani spagnoli, i moriscos, che furono espulsi. L’incapacità di sostenere, con tutto l’oro e l’argento importati dalle Americhe, un’economia manifatturiera e agricola fecero cadere la potenza spagnola in una grave crisi economica.

Nel corso degli anni la Spagna perse i Paesi Bassi e i domini italiani e nel 1808 venne invasa da Napoleone che favorì, in questo modo, una serie di guerre di indipendenza attraverso le quali tutte le colonie del Sudamerica vennero perdute, con la conseguente disgregazione e fine dell’impero.

Nel XIX secolo, come le altre potenze europee ma con un successo molto inferiore, anche gli Spagnoli si spinsero alla conquista dell’Africa cercando di formare un secondo impero coloniale. Questi territori otterranno l’indipendenza durante il Novecento, mentre alcuni di essi, come le città del Marocco Ceuta e Melilla, restano ancora oggi sotto il governo di Spagna.

 


5.3 PORTOGALLO: NAVIGATORI E SCHIAVISTI

 

 

 

 

5.3.1 Un piccolo stato con enormi ricchezze coloniali

Occupando Ceuta, in Marocco, il Portogallo fondò nel 1412 il primo impero coloniale della storia. L’ultima colonia portoghese sarà la città di Macao, restituita alla Cina nel 1999.

Chiuso ad est dalla Spagna, il Portogallo era uno stato che non superava i due milioni di abitanti, ma la sua posizione rappresentava un punto di forza nell’espansione verso occidente e, quindi, verso l’Atlantico. Fu così che ebbe inizio quella che oggi chiamiamo “età delle scoperte geografiche”.

Primi a utilizzare le caravelle e a capire il meccanismo degli alisei, grazie alle profonde conoscenze e capacità nella navigazione, i Portoghesi aprirono la rotta oceanica delle spezie da ovest, senza perciò pagare dazi agli Ottomani. Ciò avvenne attraverso l’esplorazione dell’Africa, prima con Enrico il Navigatore, poi con Bartolomeo Diaz e, finalmente, con Vasco da Gama che riuscì a circumnavigare il continente africano e a raggiungere l’Oceano Indiano. In questo modo vennero creati avamposti fortificati in Africa e, superate le forze rivali arabe, i primi domini e porti commerciali in India e nel Sud-est asiatico, dove furono aperti diversi empori di merci. Le conquiste continuarono anche nelle Americhe con territori molto vasti come il Brasile e con l’avvio della tratta degli schiavi in Africa occidentale, poi seguita dalle altre potenze europee. La colonizzazione portoghese usufruì quasi sempre della forza e della violenza sui popoli sottomessi.

 

5.3.2 Un potere lungo cinquecento anni

Per un secolo, dal 1578 al 1688, il Portogallo perse la propria indipendenza e fu occupato dalla Spagna di Filippo II, poi riconquistata con l’indebolimento politico ed economico di quest’ultima. Da quel momento in poi non si raggiunsero più i livelli di potenza mondiale del Cinquecento, ma la sua economia continuò ad usufruire ancora delle ricchezze delle colonie possedute in Africa e in Brasile che fornivano oro, pietre preziose e diamanti.

Fu uno degli ultimi stati europei a possedere colonie oltreoceano. Nel XIX secolo represse con la violenza i tentativi di indipendenza delle nazioni africane, come Guinea-Bissau, Angola e Mozambico la cui decolonizzazione avverrà soltanto tra gli anni Sessanta e Settanta del 1900.

 

 


5.4 PAESI BASSI: UNA POTENZA COMMERCIALE

 

 

 

 

5.4.1 Dalla dominazione spagnola a potenza economica mondiale

I Paesi Bassi facevano parte dell’Impero asburgico di Filippo II di Spagna, ma questo dominio non era accettato dagli Olandesi che erano protestanti e, per questo, perseguitati dai cattolici spagnoli. Questo malcontento causò una feroce rivolta nel 1568 e, dopo una lunga guerra, i Paesi Bassi riuscirono ad ottenere l’indipendenza col nome di Province Unite. Nel conflitto furono sostenuti dall’Inghilterra, nemica della Spagna per il predominio sui mari.

Sfruttando la posizione geografica e i porti sull’Atlantico, gli Olandesi riuscirono per alcuni secoli a detenere una serie di colonie d’oltremare tra l’Oceano Indiano, l’America settentrionale (Nuova Amsterdam era l’antico nome dato nel 1625 a quella che sarebbe diventata New York) e, successivamente, l’Africa. Nel XVII secolo con la creazione della Compagnia Olandese delle Indie Orientali il commercio internazionale divenne la principale attività economica dei Paesi Bassi con i tre quarti degli scambi commerciali globali che avvenivano a bordo delle proprie navi, anche grazie alla Compagnia delle Indie. Amsterdam diventò uno dei maggiori porti al mondo e il principale centro finanziario d’Europa, con la nascita di varie banche.

 

5.4.2 Un piccolo stato atlantico in crescita continua

Tra XVII e XVIII crebbe la popolazione, vennero costruiti edifici, canali e cantieri navali grazie anche ad una classe media molto numerosa e arricchitasi con l’economia mercantile. Le città olandesi furono tolleranti nei confronti dei diversi credi religiosi e diedero ospitalità a molti stranieri rifugiati a causa delle persecuzioni. Il loro successo in questo periodo fu favorito ulteriormente dal declino delle potenze marinare del Mediterraneo, come Genova e Venezia. Allo stesso periodo risalgono i cosiddetti polder, terreni sotto il livello del mare che vennero prosciugati e chiusi da dighe e argini, con una vasta opera di antropizzazione del paesaggio.

Il benessere economico raggiunto nel Seicento ebbe riflessi anche sulla cultura e sulla scienza. La pittura olandese raggiunse livelli altissimi con Vermeer e Rembrandt, artisti che si rifacevano al Rinascimento italiano e dai cui quadri ci viene uno spaccato di vita reale della società olandese dell’epoca.

Problemi importanti cominciarono nella seconda metà del Seicento a causa dell’invasione da parte della Francia di Luigi XIV, da una parte, e della rivalità sui mari con l’Inghilterra.

La data ufficiale della fine dell’impero coloniale olandese è il 1975, anno in cui divenne indipendente il Suriname, piccolo stato dell’America Latina.

 

 

 

 

 

 

 


5.5 FRANCIA: DAL RE SOLE A NAPOLEONE E OLTRE

 

 

 

5.5.1 Obiettivi francesi su mari e terre

Con territori in Asia, Africa e America settentrionale, oltre che in Oceania, l’impero coloniale francese ebbe vita tra il XVII e il XX secolo. Negli anni Trenta del Novecento raggiunse la sua massima espansione con oltre 12 milioni di km², circa 1/10 delle terre emerse, divenendo uno degli imperi più vasti della storia.

Seguendo i successi spagnoli e portoghesi la Francia cominciò a occupare territori nell’America settentrionale, centrale e in India, raggiungendo nel Seicento lo status di maggiore potenza europea sotto il governo di Luigi XIV, il Re Sole. Le sue mire espansionistiche si ridussero nel tempo quando fu costretta a rinunciare al predominio sui mari in favore della Gran Bretagna dopo la sconfitta nella Guerra dei Sette anni (1756-1763). In seguito, con l’ascesa al potere di Napoleone Bonaparte, la Francia, pur fallendo nell’occupazione dell’Egitto ottomano, riuscì con una serie di vittorie a conquistare vaste regioni nella stessa Europa - tra Italia, Paesi Bassi, Germania, Spagna e Polonia – nel periodo che va dal 1804 al 1814.

 

5.5.2 Una seconda fase di colonialismo nell’Ottocento

Dopo il periodo napoleonico, con il ritorno dei sovrani spodestati sui propri troni e la perdita di gran parte dei territori europei, la Francia non demorse ed ebbe occasione, durante la fase storica dell’imperialismo, di riformarsi attraverso un secondo tempo coloniale, questa volta con territori e sfruttamento di uomini e risorse in Africa soprattutto, ma anche in Indocina. Queste vaste regioni rimasero possedimenti francesi fino alla seconda metà del Novecento.

Dopo la Seconda guerra mondiale l’impero coloniale iniziò la definitiva sua disgregazione che giunse a compimento negli anni Sessanta. In alcuni casi, come in Indocina ed in Algeria, fu necessario per i popoli sottomessi combattere lunghi conflitti aspri e sanguinosi prima che si concludesse il processo di decolonizzazione.

Ancora oggi la Francia possiede una serie di piccoli territori sparsi tra le isole dei Caraibi, nell'Oceano Indiano e nell'Oceano Pacifico, oltre alla Guyana francese.

 

5.6 LA RUSSIA: UN NUOVO GIGANTE TRA EUROPA E ASIA

 

 

5.6.1 Dalla Rus’ di Kiev alla Moscovia

Il primo stato russo fu il Principato di Kiev, fondato dai Variaghi, vichinghi svedesi che presero dalle popolazioni locali il nome di Rus’, ‘uomini venuti da oltre mare’. Mongoli e Tartari misero fine a questo stato intorno al XIII secolo fondando un potente khanato (i sovrani mongoli erano denominati khan) chiamato Orda d’Oro che si estendeva dal Danubio ai Monti Urali, in Siberia e Asia centrale. Nella parte settentrionale dell’attuale Russia, invece, si avvicendarono diversi piccoli regni di cui il più noto fu quello di Moscovia, la cui capitale era Mosca.

Furono proprio i principi di Moscovia a mettere fine all’Orda d’Oro e a riprendersi i territori occupati in precedenza. Questi prìncipi, dopo la caduta di Costantinopoli sotto i Turchi nel 1453 e la fine dell’Impero Bizantino si fregiarono del titolo di rappresentanti ufficiali del cristianesimo ortodosso e si fecero chiamare “zar”, trasposizione del latino caesar, cioè imperatore, il titolo utilizzato dai sovrani romani. Per questo definirono Mosca come la “terza Roma”, poiché la seconda era stata Bisanzio-Costantinopoli.

 

5.6.2 Dalla conquista della Siberia a Pietro il Grande

Nei secoli successivi lo stato russo si espanse verso est, depredando vaste zone di territorio alle comunità nomadi e seminomadi che abitavano la Siberia. Il colonialismo russo in Siberia fu guidato inizialmente dal condottiero Ermak, alla fine del XVI secolo, e arrivò a compimento nel 1659 quando i russi raggiunsero le coste dell’Oceano Pacifico.

In quello stesso anno, quando salì al trono lo zar Pietro I il Grande, l’Impero Russo si presentava come troppo vasto e disorganizzato. Un Paese arretrato, con il potere accentrato nelle mani dei Boiari, i ricchi proprietari terrieri che governavano insieme allo zar sfruttando il lavoro della restante popolazione (circa il novanta per cento) in forma di servitù della gleba. Un altro problema erano i confini a est, oggetto di conflitto con la Cina.

Pur avendo una visione assolutistica, Pietro il Grande avviò ammodernamenti allo stato, soprattutto nella struttura amministrativa, ancora basata sul modello feudale. Visitò personalmente Germania, Olanda e Gran Bretagna per capirne la politica, i loro cantieri navali per osservarne l’attività, ridusse al minimo il potere dei Boiari e si circondò di persone di fiducia che lo aiutarono nella sua opera. Creò, quindi, un esercito e una marina permanenti che la Russia non aveva e spostò la capitale a San Pietroburgo.

 

5.6.3 Altri zar continuano la politica di Pietro il Grande

Come grandezza, l’Impero Russo fu il terzo impero più esteso della storia dopo quello britannico e quello mongolo, arrivando a comprendere territori in Europa, Asia e Nord America (Alaska). Col tempo riuscì a svilupparsi dal punto di vista industriale con l’ausilio di investimenti stranieri nella costruzione di ferrovie e fabbriche. L’opera di modernizzazione di Pietro il Grande ispirata alle grandi potenze d’Europa venne proseguita da Caterina la Grande (1761–1796) che sposò le idee dell’Illuminismo francese e dallo zar Alessandro II (1855–1881) il quale promosse numerose riforme sociali e abolì la servitù della gleba con l'emancipazione di 23 milioni di servi nel 1861.

Quando i sovrani successivi ritornarono ad uno stato monarchico più tradizionale, la Russia come impero collassò durante gli eventi della Rivoluzione di febbraio del 1917, ma anche in seguito alla partecipazione fallimentare alla Prima guerra mondiale.

 

 

lunedì 4 dicembre 2023

 

INTRODUZIONE

 

 

Senza dubbio la forza dell’Impero romano d’Oriente (o Bizantino) era dovuta in buona parte alla sua capitale Costantinopoli, città popolosa e multietnica, snodo commerciale tra i più sviluppati del mondo antico, ponte tra Mediterraneo e Via della Seta, tra Occidente e Oriente.

Grazie alla posizione geografica che occupava il loro impero, i Bizantini parteciparono attivamente e lungamente al commercio transregionale ampliando la rete di contatti tra Europa e Asia. Le attività economiche legate alla seta proveniente dalla Cina rappresentano un esempio di una visione geografica e culturale che si estendeva ben oltre i confini del mondo mediterraneo.

La potenza commerciale dell’impero servì anche come collegamento cruciale tra Mediterraneo ed Europa del nord, modificando l’assetto del sistema globale a livello di scambio e traffico di merci. Ciò avvenne soprattutto sulla Via Variago-greca, a partire dai rapporti economici che si erano venuti a creare con la Rus’ di Kiev.

Il sovrano russo Vladimir I il Grande con la conversione del suo popolo al cristianesimo – invece che all’ebraismo o all’islamismo - capì che la Russia non poteva fare a meno del suo principale contatto commerciale, pur avendo relazioni sia con l’Europa che con l’Asia occidentale. Dopo il declino dell’Impero Bizantino e l’arrivo dei Mongoli, la Russia visse un periodo di isolamento dal quale ricominciò ad uscire soltanto a partire dal XV secolo, quando si vennero ad instaurare nuovi legami commerciali.

 

 

5.1 LA FORZA DELLO STATO BIZANTINO

 

5.1.1 Costantinopoli: la “nuova Roma” tra Mediterraneo e Oriente

Nel 395 l’imperatore Teodosio divise l’Impero Romano in due grandi regioni. Mentre quella occidentale veniva spartita tra invasori e migranti germanici, quella orientale prosperava, soprattutto attorno alla città di Costantinopoli.

Fondata nel 330 da Costantino sulle rovine dell’antica Bisanzio, Costantinopoli era rimasta dopo la caduta di Roma e dell’Impero romano d’Occidente nelle mani delle popolazioni germaniche, l’unica capitale imperiale. La sua posizione strategica sullo stretto del Bosforo la avvantaggiava sia dal punto di vista commerciale che militare. Protetta da mura ciclopiche e torri difensive, e da migliaia di guardie imperiali che controllavano lo scoppio di eventuali rivolte interne, era quasi impossibile da espugnare.

 

5.1.2. I commerci al centro dell’economia

Costantinopoli aveva l’aspetto di una ricca metropoli cosmopolita dell’antichità dove giungevano sempre nuovi immigrati e mercanti dalle regioni limitrofe, aveva il latino come lingua ufficiale ma si parlava soprattutto il greco. Nelle centinaia di botteghe di ogni tipo, forni, magazzini che si snodavano lungo il colonnato e sotto i portici era possibile ritrovare e acquistare una infinita varietà di prodotti, molti dei quali importati dai maggiori porti del Mediterraneo e dell’Oriente, come seta grezza e tessuti, vetri istoriati, spezie, ceramiche e i profumi.

Il commercio era sotto il controllo dello stato che aveva il monopolio su tutte le merci. La capitale era la parte centrale dei flussi commerciali che comprendevano vaste aree: i cereali arrivavano dalla Bulgaria attraverso il Mar Nero e dall’Egitto tramite il Mediterraneo, gli schiavi dai paesi slavi, l’ambra dal Mar Baltico e le pellicce dal Nord Europa.

Nel resto dell’impero invece la maggiore fonte di sostentamento rimaneva l’agricoltura.

 

5.1.3 Un’organizzazione statale, militare e religiosa efficiente

L’impero romano d’Oriente, rispetto a quello d’Occidente, ebbe una vita più lunga e sopravvisse fino all’assedio da parte dei Turchi Ottomani nel 1453. Quasi mille anni in più. Le cause di queste differenze sono diverse, ma sostanzialmente riconducibili ai seguenti fattori:

  • l’Impero Bizantino era governato da un’autorità politica più salda che aveva fortemente accentrato e centralizzato il potere creando grande stabilità;
  • aveva instaurato un sistema fiscale molto efficiente tale da alimentare continuamente le casse dello stato, poiché le tasse venivano pagate da tutti; in questa maniera era possibile pagare il grande esercito che garantiva protezione e sicurezza, i funzionari che lavoravano per lo stato e costruire sempre nuove infrastrutture come ponti, acquedotti e reti stradali;
  • sotto l’aspetto militare aveva generali validissimi e truppe formate esclusivamente da soldati bizantini; oltre alle guardie imperiali della capitale vi erano numerose truppe stanziate in ogni provincia per mantenere l’ordine e difendere i confini;
  • le strategie e la diplomazia messe in campo, anche pagando, riuscirono ad evitare le invasioni dei Germani e degli Unni che si diressero verso occidente.

Dal IX secolo i Bizantini attuarono anche un processo di acculturazione dei popoli slavi della penisola balcanica come quelli della Serbia e della Bulgaria. Ciò avvenne soprattutto attraverso un’opera di evangelizzazione portata avanti da diversi monaci bizantini che, dal X secolo, si spostarono anche fuori dalla penisola balcanica, verso la Russia. Tra essi ci fu anche Cirillo da cui prende il nome l’alfabeto cirillico oggi usato in molte lingue slave come il russo e il bulgaro.

 

5.1.4 L’impero di Giustiniano

Con Giustiniano al potere (527) l’impero raggiunse il suo massimo splendore. L’imperatore si pose, insieme alla moglie Teodora, donna intelligente e ambizioso, come sovrano assoluto oggetto di venerazione da parte dei suoi sudditi. Il culto della persona del sovrano e della sua immagine erano stati presi dall’Impero Sasanide (Persia). Fu capo politico del suo popolo, ma anche religioso (cesaropapismo).

Giustiniano e Teodora cercarono di mantenere il modello statale romano e si avvalsero di collaboratori molto validi per amministrare la giustizia e dirigere l’apparato militare in guerra e in pace.

Grazie al volere di Teodora si fece costruire uno dei simboli di Costantinopoli: la Basilica di Santa Sofia. Giustiniano creò, con l’aiuto di esperti legislatori, il Corpus Iuris Civilis, un esteso codice di leggi scritte, chiaro e universalmente valido in tutti i territori, in cui si riordinavano tutte le leggi romane, numerosissime, emanate nel corso otto secoli. Il Corpus sarà poi preso a modello per ogni, codice civile anche in epoca moderna e contemporanea.

Sotto l’aspetto della politica estera si cercò di riconquistare i territori perduti da Roma in Africa, Spagna e Italia, ma riuscendoci solo in parte. Le lunghe guerre causarono destabilizzazioni, grandi perdite di denaro e di uomini e gravi epidemie come la terribile peste del 542 che, a diverse ondate, arrivò fino al 750 causando milioni di morti.

 

 

 

5.2 I BIZANTINI IN ITALIA

 

5.2.1 Lo splendore a Ravenna

L’Impero romano d’Oriente riuscì ad espandere il proprio dominio anche sull’Italia dopo averla contesa agli Ostrogoti nel corso di una lunga guerra (chiamata per questo guerra greco-gotica, 535-553). Giustiniano attraverso un provvedimento del 554 chiamato Prammatica sanzione estese, quindi, le sue leggi e il suo governo anche sulla penisola dove collocò un governatore, chiamato esarca, nella sede imperiale di Ravenna. Nel periodo dell’esarcato bizantino proprio la città di Ravenna – a differenza del resto dell’Italia – trasse molti vantaggi e benefici: vennero costruiti, edifici e chiese (San Vitale, Sant’Apollinare in Classe) al cui interno è ancora oggi possibile ammirare i magnifici mosaici che celebrano la corte bizantina di Giustiniano e della moglie Teodora, si sviluppò un vivace commercio marittimo con la capitale Costantinopoli e si ebbe un notevole incremento della popolazione.

 

5.2.2 Continua il periodo di decadenza per l’Italia

Per il resto, l’Italia nel VI secolo, dopo la decadenza iniziata già sotto il dominio degli Ostrogoti continuò ad impoverirsi: razzie, carestie e distruzione, cui si aggiunse una spaventosa epidemia di peste che colpì pesantemente la popolazione, devastarono le città e anche quelle più grandi, come Roma, Milano e Pavia si spopolarono. Inoltre il governo bizantino, per recuperare le enormi spese di guerra, impose all’Italia pesanti tasse da pagare.

In queste condizioni, si ebbe un graduale e notevole spostamento di abitanti verso le campagne e all’interno dei monasteri dove era più facile trovare protezione e cibo.

                                                                              

 

5.3 LA RUS’ DI KIEV: DA STATO NORDICO A REGNO CRISTIANO

 

5.3.1 I Rus’: gli uomini che venuti d’oltremare

Una regione che subì in misura rilevante l’influenza della presenza dell’Impero Bizantino, sia a livello economico che religioso, fu il Principato di Kiev.

Questa monarchia sorta nel IX secolo lungo le sponde del fiume Dnepr è considerata il più antico stato slavo organizzato dell’Europa orientale. All’interno dei suoi territori vi erano compresi l’attuale Ucraina, la Russia occidentale, la Bielorussia, la Polonia e gran parte delle repubbliche baltiche, ovvero Estonia, Lettonia e Lituania. I primi insediamenti furono dovuti a gruppi tribali di origine vichinga (Variaghi venivano chiamati gli abitanti del nord Europa che si spingevano verso sud-est) che vi si stanziarono partendo molto probabilmente dalla Svezia. Queste tribù, che in alcune zone dell’Europa settentrionale venivano indicate con la parola Rus’ (letteralmente “uomini venuti d’oltremare”), presero potere sull’intero territorio sottomettendo le genti slave che vi abitavano, ma anche convivendo con loro e stabilendo la capitale a Kiev. Questa città era allora un importantissimo centro commerciale sulla rotta Variago-greca, la grande e antica via di comunicazione che permetteva di unire la Scandinavia e l’Impero Bizantino.

 

5.3.2 La formazione di un nuovo regno in Europa Orientale

Nei primi anni del X secolo, molti popoli confinanti furono assoggettati al potere della Rus’ di Kiev e i suoi eserciti si spinsero addirittura all’attacco di Costantinopoli, senza esito. La grande città, anche se non fu conquistata, concesse però ai Russi un vantaggioso accordo commerciale con tutto l’Impero Bizantino.

La vicinanza e l’influenza dei bizantini si fece presto sentire anche sotto l’aspetto religioso: durante il glorioso regno di Vladimir I il Grande si ebbe la conversione al cristianesimo (988) che divenne religione ufficiale del regno. Questo evento fu molto importante dal punto di vista delle ripercussioni politiche e culturali, poiché la maggior parte dei popoli europei orientali aveva già abbracciato la fede in Cristo e, in quell’epoca, la cristiana Costantinopoli rappresentava il vicino più potente e prestigioso.

Nell’XI secolo venne redatta la Russkaja Pravda (“Giustizia Russa”). Si tratta del più antico codice giuridico compilato nella Rus’ compilato sul modello di leggi di Giustiniano col quale si introduceva il guidrigildo, cioè il pagamento di un risarcimento per un reato commesso, affinché fosse regolato l’uso primitivo e violento della faida.

 

5.3.3 Un forte stato commerciale

Nel tempo i Russi aprirono diversi mercati con traffici che andavano dall’Impero Bizantino alla Penisola iberica, dal Nord Europa fino alle regioni oltre il Mar Caspio, nell’Asia centrale. I sovrani si dimostrarono scaltri e, attraverso matrimoni d’interesse, entrarono in contatto con diverse dinastie d’Europa.

Sorsero a ventaglio in ogni direzione città e insediamenti e, come in Europa si stavano sviluppando potenti centri marinari come Venezia, Genova, Pisa e Amalfi, allo stesso modo, grazie agli scambi con l’Oriente, in Russia si sviluppavano città importanti - come Minsk - che andavano a collegarsi alla Via della Seta.

Nel XIII secolo il regno piombò in una serie di conflitti interni, creando divisioni tra le varie regioni geopolitiche e, per questo, indebolendosi sempre più sul piano politico e militare.

La data con cui gli storici fanno terminare il Principato della Rus’ di Kiev è convenzionalmente il 1240, anno in cui la capitale venne rasa al suolo dagli eserciti mongoli.

 

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