INTRODUZIONE
A partire dal XVI secolo
l’Europa diventò il punto di irradiazione di una vasta rete di scambi che toccò
tutti continenti. Le potenze europee che videro crescere in maniera
considerevole le proprie economie furono Spagna e Portogallo, prime in ordine
di tempo, e a seguire Inghilterra, Olanda e Francia. Questo avvenne a causa
della colonizzazione che esse attuarono principalmente nel Nuovo Mondo, ma
anche in Asia e Africa e, infine, in Oceania. Questa potente interazione tra
Europa e resto del mondo diede vita a quel fenomeno che alcuni storici hanno definito
economia-mondo. Con questa
espressione si intende un meccanismo vasto e complesso di attività e reti commerciali
che, partendo da un centro, l’Europa, si irradiavano verso aree geografiche
lontane. L’organizzazione e la produzione di queste attività e reti erano
regolate dalle potenze europee attraverso lo sfruttamento della periferia, cioè
delle colonie, a livello di materie prime e manodopera, anche schiavizzata. Nel
tempo, quindi, l’Europa ne trasse enormi guadagni, mentre le aree sfruttate non
riuscirono a svilupparsi e impoverirono, con conseguenze non solo economiche ma
anche sociali.
Gli effetti della
colonizzazione europea su gran parte del mondo sono ben visibili ancora oggi se
pensiamo, ad esempio, all’ampia diffusione delle lingue e del modello economico
capitalistico.
5.1.1 La più grande
potenza coloniale della storia
L'Impero britannico fu
per estensione il più grande nella storia dell'uomo. Nel 1920 dominava su circa
mezzo miliardo di persone, comprendendo quasi un quarto dell'intera superficie
della Terra. Ciò ha significato il prolungamento nel tempo della sua influenza
politica, linguistica e culturale a livello globale.
Durante l'età delle
scoperte, seguendo l’esempio di Spagna e Portogallo e temendo di rimanere
indietro nella conquista di terre e nello sfruttamento di materie prime,
Inghilterra, Paesi Bassi e poi Francia iniziarono a stabilire proprie colonie e
creare reti commerciali nelle Americhe e in Asia. La loro potenza commerciale
fu favorita dalla creazione di compagnie mercantili private, dipendenti dai
rispettivi governi e dai loro mandati, anche se le navi rimanevano di proprietà
delle compagnie. Le più influenti furono l’olandese Verenigde Oostindische
Compagnie (VOC), la britannica East India Company e la francese Compagnie des
Indes Orientales. Le navi non appartenevano agli stati, ma alle compagnie.
Sotto il lungo regno di
Elisabetta I, lo sviluppo economico fu notevole, senza escludere mezzi
controversi quali le azioni dei corsari come Francis Drake, ma gran parte della
popolazione continuava a vivere in povertà. La potenza militare, navale
soprattutto, si affermò con la vittoria sull’Invincibile Armata di Spagna
(1588).
Nel XVIII secolo vi fu la
grave perdita delle 13 colonie degli Stati Uniti che, dopo un’aspra guerra,
ottennero l’indipendenza nel 1783.
A quel punto
l’Inghilterra spostò i suoi interessi su Asia, Africa e Oceania continuando a
mantenere la supremazia sui mari contro Francia e Paesi Bassi.
5.1.2 Espansione
commerciale e industriale dopo il Settecento
Nel Settecento la
concorrenza tra potenze coloniali come Gran Bretagna, Francia, Spagna e
Portogallo culminò in una serie di conflitti. Quello più esteso e sanguinoso,
grazie al quale si mise fine alla rivalità con i Francesi, fu la Guerra dei
Sette Anni in cui, per la prima volta nella storia, lo scontro tra stati
europei si realizzò su tre continenti e con mezzi diversi. Le conseguenze dei
conflitti riguardarono numerose vittime e la destabilizzazione di molte aree
politiche che si protrasse nel tempo, specialmente in Africa.
Nel frattempo, con la
Rivoluzione industriale, Londra stava diventando la città più grande del mondo
(1830) e il controllo dei commerci globali riguardavano per gli Inglesi le
economie di molte regioni geografiche, dall’Asia all’America Latina.
Per tutto il XIX secolo
lo sviluppo fu esponenziale, venne favorito il libero commercio, ci fu una
crescita demografica molto forte cui si accompagnò una rapida urbanizzazione,
mentre veniva ampliato il diritto di voto.
Nel Novecento altre due
potenze, Germania e Stati Uniti, cercarono di contrastare il potere della Gran
Bretagna. Le tensioni con i tedeschi furono tra le principali cause dello
scoppio della Prima guerra mondiale. Dopo la Grande Guerra, l’Impero Britannico
non ebbe più la stessa potenza. Anche la Seconda guerra mondiale, nonostante la
vittoria degli Inglesi e dei suoi alleati contribuì ad accelerare il declino
dell'impero che arriverà a compimento nei decenni della decolonizzazione
mondiale.
La colonia più popolosa e
ricca dell’impero britannico l’India, ottenne l’indipendenza solo nel 1947,
dopo che già molti altri territori furono coinvolti in un processo di
decolonizzazione. Nel 1997 Hong Kong ritornò sotto la Cina, mettendo fine
all’impero coloniale inglese.
5.2.1 Sotto Carlo V e
Filippo II la Spagna si estende dall’Atlantico al Pacifico
L'Impero Spagnolo fu il
più potente impero coloniale della storia tra il XVI secolo e la prima metà del
XVII. Fondato dai sovrani Ferdinando II di Aragona e Isabella I di Castiglia
nel 1492 a seguito della conquista di Granada quando gli Arabi furono scacciati
dalla Spagna, si estese successivamente con l’imperatore Carlo V e l’annessione
di Italia meridionale, Ducato di Milano e molti territori delle Americhe a
seguito delle azioni dei conquistadores.
Questi ultimi, guidati da condottieri come Hernan Cortés e Francisco Pizarro,
misero fine rispettivamente ai due più grandi imperi precolombiani, quello
Azteco e quello Inca.
Il figlio di Carlo V,
Filippo II, salito al trono nel 1556 dopo l’abdicazione del padre, si espanse sui
territori dell'Asia orientale (che presero da lui il nome di Filippine) e
divenne, per un periodo, Re del Portogallo e del suo impero coloniale a seguito
di una crisi di successione. Il sovrano si pose inoltre alla guida della Lega
Santa, costituita da un’alleanza di Stati cristiani, per fermare l’avanzata dei
Turchi nel Mediterraneo, come accadde nella Battaglia di Lepanto (1571).
5.2.2 L’inizio della
decadenza
Dopo Filippo II l’impero
vide l’inizio della propria decadenza. Il conservatorismo cattolico aveva
creato persecuzioni religiose contro i protestanti olandesi e, in Spagna - dove
avevano finora convissuto insieme ai cristiani - contro Ebrei, chiamati in
senso dispregiativo marranos, e
musulmani spagnoli, i moriscos, che
furono espulsi. L’incapacità di sostenere, con tutto l’oro e l’argento
importati dalle Americhe, un’economia manifatturiera e agricola fecero cadere
la potenza spagnola in una grave crisi economica.
Nel corso degli anni la Spagna
perse i Paesi Bassi e i domini italiani e nel 1808 venne invasa da Napoleone
che favorì, in questo modo, una serie di guerre di indipendenza attraverso le
quali tutte le colonie del Sudamerica vennero perdute, con la conseguente
disgregazione e fine dell’impero.
Nel XIX secolo, come le
altre potenze europee ma con un successo molto inferiore, anche gli Spagnoli si
spinsero alla conquista dell’Africa cercando di formare un secondo impero
coloniale. Questi territori otterranno l’indipendenza durante il Novecento,
mentre alcuni di essi, come le città del Marocco Ceuta e Melilla, restano
ancora oggi sotto il governo di Spagna.
5.3.1 Un piccolo stato
con enormi ricchezze coloniali
Occupando Ceuta, in
Marocco, il Portogallo fondò nel 1412 il primo impero coloniale della storia.
L’ultima colonia portoghese sarà la città di Macao, restituita alla Cina nel
1999.
Chiuso ad est dalla
Spagna, il Portogallo era uno stato che non superava i due milioni di abitanti,
ma la sua posizione rappresentava un punto di forza nell’espansione verso
occidente e, quindi, verso l’Atlantico. Fu così che ebbe inizio quella che oggi
chiamiamo “età delle scoperte geografiche”.
Primi a utilizzare le
caravelle e a capire il meccanismo degli alisei, grazie alle profonde
conoscenze e capacità nella navigazione, i Portoghesi aprirono la rotta
oceanica delle spezie da ovest, senza perciò pagare dazi agli Ottomani. Ciò
avvenne attraverso l’esplorazione dell’Africa, prima con Enrico il Navigatore,
poi con Bartolomeo Diaz e, finalmente, con Vasco da Gama che riuscì a
circumnavigare il continente africano e a raggiungere l’Oceano Indiano. In
questo modo vennero creati avamposti fortificati in Africa e, superate le forze
rivali arabe, i primi domini e porti commerciali in India e nel Sud-est
asiatico, dove furono aperti diversi empori di merci. Le conquiste continuarono
anche nelle Americhe con territori molto vasti come il Brasile e con l’avvio
della tratta degli schiavi in Africa occidentale, poi seguita dalle altre
potenze europee. La colonizzazione portoghese usufruì quasi sempre della forza
e della violenza sui popoli sottomessi.
5.3.2 Un potere lungo
cinquecento anni
Per un secolo, dal 1578
al 1688, il Portogallo perse la propria indipendenza e fu occupato dalla Spagna
di Filippo II, poi riconquistata con l’indebolimento politico ed economico di
quest’ultima. Da quel momento in poi non si raggiunsero più i livelli di
potenza mondiale del Cinquecento, ma la sua economia continuò ad usufruire
ancora delle ricchezze delle colonie possedute in Africa e in Brasile che
fornivano oro, pietre preziose e diamanti.
Fu uno degli ultimi stati
europei a possedere colonie oltreoceano. Nel XIX secolo represse con la
violenza i tentativi di indipendenza delle nazioni africane, come
Guinea-Bissau, Angola e Mozambico la cui decolonizzazione avverrà soltanto tra
gli anni Sessanta e Settanta del 1900.
5.4.1 Dalla dominazione spagnola
a potenza economica mondiale
I Paesi Bassi facevano
parte dell’Impero asburgico di Filippo II di Spagna, ma questo dominio non era
accettato dagli Olandesi che erano protestanti e, per questo, perseguitati dai
cattolici spagnoli. Questo malcontento causò una feroce rivolta nel 1568 e,
dopo una lunga guerra, i Paesi Bassi riuscirono ad ottenere l’indipendenza col
nome di Province Unite. Nel conflitto furono sostenuti dall’Inghilterra, nemica
della Spagna per il predominio sui mari.
Sfruttando la posizione
geografica e i porti sull’Atlantico, gli Olandesi riuscirono per alcuni secoli
a detenere una serie di colonie d’oltremare tra l’Oceano Indiano, l’America
settentrionale (Nuova Amsterdam era l’antico nome dato nel 1625 a quella che
sarebbe diventata New York) e, successivamente, l’Africa. Nel XVII secolo con
la creazione della Compagnia Olandese delle Indie Orientali il commercio
internazionale divenne la principale attività economica dei Paesi Bassi con i
tre quarti degli scambi commerciali globali che avvenivano a bordo delle
proprie navi, anche grazie alla Compagnia delle Indie. Amsterdam diventò uno
dei maggiori porti al mondo e il principale centro finanziario d’Europa, con la
nascita di varie banche.
5.4.2 Un piccolo stato
atlantico in crescita continua
Tra XVII e XVIII crebbe
la popolazione, vennero costruiti edifici, canali e cantieri navali grazie
anche ad una classe media molto numerosa e arricchitasi con l’economia
mercantile. Le città olandesi furono tolleranti nei confronti dei diversi credi
religiosi e diedero ospitalità a molti stranieri rifugiati a causa delle
persecuzioni. Il loro successo in questo periodo fu favorito ulteriormente dal
declino delle potenze marinare del Mediterraneo, come Genova e Venezia. Allo
stesso periodo risalgono i cosiddetti polder,
terreni sotto il livello del mare che vennero prosciugati e chiusi da dighe e
argini, con una vasta opera di antropizzazione del paesaggio.
Il benessere economico
raggiunto nel Seicento ebbe riflessi anche sulla cultura e sulla scienza. La
pittura olandese raggiunse livelli altissimi con Vermeer e Rembrandt, artisti
che si rifacevano al Rinascimento italiano e dai cui quadri ci viene uno spaccato
di vita reale della società olandese dell’epoca.
Problemi importanti
cominciarono nella seconda metà del Seicento a causa dell’invasione da parte
della Francia di Luigi XIV, da una parte, e della rivalità sui mari con
l’Inghilterra.
La data ufficiale della
fine dell’impero coloniale olandese è il 1975, anno in cui divenne indipendente
il Suriname, piccolo stato dell’America Latina.
5.5.1 Obiettivi francesi
su mari e terre
Con territori in Asia,
Africa e America settentrionale, oltre che in Oceania, l’impero coloniale
francese ebbe vita tra il XVII e il XX secolo. Negli anni Trenta del Novecento
raggiunse la sua massima espansione con oltre 12 milioni di km², circa 1/10
delle terre emerse, divenendo uno degli imperi più vasti della storia.
Seguendo i successi
spagnoli e portoghesi la Francia cominciò a occupare territori nell’America
settentrionale, centrale e in India, raggiungendo nel Seicento lo status di
maggiore potenza europea sotto il governo di Luigi XIV, il Re Sole. Le sue mire
espansionistiche si ridussero nel tempo quando fu costretta a rinunciare al
predominio sui mari in favore della Gran Bretagna dopo la sconfitta nella
Guerra dei Sette anni (1756-1763). In seguito, con l’ascesa al potere di
Napoleone Bonaparte, la Francia, pur fallendo nell’occupazione dell’Egitto
ottomano, riuscì con una serie di vittorie a conquistare vaste regioni nella
stessa Europa - tra Italia, Paesi Bassi, Germania, Spagna e Polonia – nel
periodo che va dal 1804 al 1814.
5.5.2 Una seconda fase di
colonialismo nell’Ottocento
Dopo il periodo
napoleonico, con il ritorno dei sovrani spodestati sui propri troni e la
perdita di gran parte dei territori europei, la Francia non demorse ed ebbe
occasione, durante la fase storica dell’imperialismo, di riformarsi attraverso
un secondo tempo coloniale, questa volta con territori e sfruttamento di uomini
e risorse in Africa soprattutto, ma anche in Indocina. Queste vaste regioni
rimasero possedimenti francesi fino alla seconda metà del Novecento.
Dopo la Seconda guerra
mondiale l’impero coloniale iniziò la definitiva sua disgregazione che giunse a
compimento negli anni Sessanta. In alcuni casi, come in Indocina ed in Algeria,
fu necessario per i popoli sottomessi combattere lunghi conflitti aspri e
sanguinosi prima che si concludesse il processo di decolonizzazione.
Ancora oggi la Francia
possiede una serie di piccoli territori sparsi tra le isole dei Caraibi,
nell'Oceano Indiano e nell'Oceano Pacifico, oltre alla Guyana francese.
5.6.1 Dalla Rus’ di Kiev
alla Moscovia
Il primo stato russo fu
il Principato di Kiev, fondato dai Variaghi, vichinghi svedesi che presero
dalle popolazioni locali il nome di Rus’,
‘uomini venuti da oltre mare’. Mongoli e Tartari misero fine a questo stato
intorno al XIII secolo fondando un potente khanato (i sovrani mongoli erano
denominati khan) chiamato Orda d’Oro
che si estendeva dal Danubio ai Monti Urali, in Siberia e Asia centrale. Nella
parte settentrionale dell’attuale Russia, invece, si avvicendarono diversi
piccoli regni di cui il più noto fu quello di Moscovia, la cui capitale era
Mosca.
Furono proprio i principi
di Moscovia a mettere fine all’Orda d’Oro e a riprendersi i territori occupati
in precedenza. Questi prìncipi, dopo la caduta di Costantinopoli sotto i Turchi
nel 1453 e la fine dell’Impero Bizantino si fregiarono del titolo di
rappresentanti ufficiali del cristianesimo ortodosso e si fecero chiamare
“zar”, trasposizione del latino caesar,
cioè imperatore, il titolo utilizzato dai sovrani romani. Per questo definirono
Mosca come la “terza Roma”, poiché la seconda era stata Bisanzio-Costantinopoli.
5.6.2 Dalla conquista
della Siberia a Pietro il Grande
Nei secoli successivi lo
stato russo si espanse verso est, depredando vaste zone di territorio alle
comunità nomadi e seminomadi che abitavano la Siberia. Il colonialismo russo in
Siberia fu guidato inizialmente dal condottiero Ermak, alla fine del XVI secolo,
e arrivò a compimento nel 1659 quando i russi raggiunsero le coste dell’Oceano
Pacifico.
In quello stesso anno,
quando salì al trono lo zar Pietro I il Grande, l’Impero Russo si presentava
come troppo vasto e disorganizzato. Un Paese arretrato, con il potere
accentrato nelle mani dei Boiari, i ricchi proprietari terrieri che governavano
insieme allo zar sfruttando il lavoro della restante popolazione (circa il
novanta per cento) in forma di servitù della gleba. Un altro problema erano i
confini a est, oggetto di conflitto con la Cina.
Pur avendo una visione
assolutistica, Pietro il Grande avviò ammodernamenti allo stato, soprattutto
nella struttura amministrativa, ancora basata sul modello feudale. Visitò
personalmente Germania, Olanda e Gran Bretagna per capirne la politica, i loro
cantieri navali per osservarne l’attività, ridusse al minimo il potere dei
Boiari e si circondò di persone di fiducia che lo aiutarono nella sua opera.
Creò, quindi, un esercito e una marina permanenti che la Russia non aveva e
spostò la capitale a San Pietroburgo.
5.6.3 Altri zar
continuano la politica di Pietro il Grande
Come grandezza, l’Impero
Russo fu il terzo impero più esteso della storia dopo quello britannico e
quello mongolo, arrivando a comprendere territori in Europa, Asia e Nord
America (Alaska). Col tempo riuscì a svilupparsi dal punto di vista industriale
con l’ausilio di investimenti stranieri nella costruzione di ferrovie e
fabbriche. L’opera di modernizzazione di Pietro il Grande ispirata alle grandi
potenze d’Europa venne proseguita da Caterina la Grande (1761–1796) che sposò
le idee dell’Illuminismo francese e dallo zar Alessandro II (1855–1881) il
quale promosse numerose riforme sociali e abolì la servitù della gleba con
l'emancipazione di 23 milioni di servi nel 1861.
Quando i sovrani
successivi ritornarono ad uno stato monarchico più tradizionale, la Russia come
impero collassò durante gli eventi della Rivoluzione di febbraio del 1917, ma
anche in seguito alla partecipazione fallimentare alla Prima guerra mondiale.