martedì 19 dicembre 2023

 

INTRODUZIONE

A partire dal XVI secolo l’Europa diventò il punto di irradiazione di una vasta rete di scambi che toccò tutti continenti. Le potenze europee che videro crescere in maniera considerevole le proprie economie furono Spagna e Portogallo, prime in ordine di tempo, e a seguire Inghilterra, Olanda e Francia. Questo avvenne a causa della colonizzazione che esse attuarono principalmente nel Nuovo Mondo, ma anche in Asia e Africa e, infine, in Oceania. Questa potente interazione tra Europa e resto del mondo diede vita a quel fenomeno che alcuni storici hanno definito economia-mondo. Con questa espressione si intende un meccanismo vasto e complesso di attività e reti commerciali che, partendo da un centro, l’Europa, si irradiavano verso aree geografiche lontane. L’organizzazione e la produzione di queste attività e reti erano regolate dalle potenze europee attraverso lo sfruttamento della periferia, cioè delle colonie, a livello di materie prime e manodopera, anche schiavizzata. Nel tempo, quindi, l’Europa ne trasse enormi guadagni, mentre le aree sfruttate non riuscirono a svilupparsi e impoverirono, con conseguenze non solo economiche ma anche sociali.

Gli effetti della colonizzazione europea su gran parte del mondo sono ben visibili ancora oggi se pensiamo, ad esempio, all’ampia diffusione delle lingue e del modello economico capitalistico.

 


5.1 INGHILTERRA: UN IMPERO GLOBALE

 

 

 

 

5.1.1 La più grande potenza coloniale della storia

L'Impero britannico fu per estensione il più grande nella storia dell'uomo. Nel 1920 dominava su circa mezzo miliardo di persone, comprendendo quasi un quarto dell'intera superficie della Terra. Ciò ha significato il prolungamento nel tempo della sua influenza politica, linguistica e culturale a livello globale.

Durante l'età delle scoperte, seguendo l’esempio di Spagna e Portogallo e temendo di rimanere indietro nella conquista di terre e nello sfruttamento di materie prime, Inghilterra, Paesi Bassi e poi Francia iniziarono a stabilire proprie colonie e creare reti commerciali nelle Americhe e in Asia. La loro potenza commerciale fu favorita dalla creazione di compagnie mercantili private, dipendenti dai rispettivi governi e dai loro mandati, anche se le navi rimanevano di proprietà delle compagnie. Le più influenti furono l’olandese Verenigde Oostindische Compagnie (VOC), la britannica East India Company e la francese Compagnie des Indes Orientales. Le navi non appartenevano agli stati, ma alle compagnie.

Sotto il lungo regno di Elisabetta I, lo sviluppo economico fu notevole, senza escludere mezzi controversi quali le azioni dei corsari come Francis Drake, ma gran parte della popolazione continuava a vivere in povertà. La potenza militare, navale soprattutto, si affermò con la vittoria sull’Invincibile Armata di Spagna (1588).

Nel XVIII secolo vi fu la grave perdita delle 13 colonie degli Stati Uniti che, dopo un’aspra guerra, ottennero l’indipendenza nel 1783.

A quel punto l’Inghilterra spostò i suoi interessi su Asia, Africa e Oceania continuando a mantenere la supremazia sui mari contro Francia e Paesi Bassi.

 

5.1.2 Espansione commerciale e industriale dopo il Settecento

Nel Settecento la concorrenza tra potenze coloniali come Gran Bretagna, Francia, Spagna e Portogallo culminò in una serie di conflitti. Quello più esteso e sanguinoso, grazie al quale si mise fine alla rivalità con i Francesi, fu la Guerra dei Sette Anni in cui, per la prima volta nella storia, lo scontro tra stati europei si realizzò su tre continenti e con mezzi diversi. Le conseguenze dei conflitti riguardarono numerose vittime e la destabilizzazione di molte aree politiche che si protrasse nel tempo, specialmente in Africa.

Nel frattempo, con la Rivoluzione industriale, Londra stava diventando la città più grande del mondo (1830) e il controllo dei commerci globali riguardavano per gli Inglesi le economie di molte regioni geografiche, dall’Asia all’America Latina.

Per tutto il XIX secolo lo sviluppo fu esponenziale, venne favorito il libero commercio, ci fu una crescita demografica molto forte cui si accompagnò una rapida urbanizzazione, mentre veniva ampliato il diritto di voto.

Nel Novecento altre due potenze, Germania e Stati Uniti, cercarono di contrastare il potere della Gran Bretagna. Le tensioni con i tedeschi furono tra le principali cause dello scoppio della Prima guerra mondiale. Dopo la Grande Guerra, l’Impero Britannico non ebbe più la stessa potenza. Anche la Seconda guerra mondiale, nonostante la vittoria degli Inglesi e dei suoi alleati contribuì ad accelerare il declino dell'impero che arriverà a compimento nei decenni della decolonizzazione mondiale.

La colonia più popolosa e ricca dell’impero britannico l’India, ottenne l’indipendenza solo nel 1947, dopo che già molti altri territori furono coinvolti in un processo di decolonizzazione. Nel 1997 Hong Kong ritornò sotto la Cina, mettendo fine all’impero coloniale inglese.

 


5.2 SPAGNA: ASCESA E CADUTA DI UN GRANDE STATO

 

 

 

 

5.2.1 Sotto Carlo V e Filippo II la Spagna si estende dall’Atlantico al Pacifico

L'Impero Spagnolo fu il più potente impero coloniale della storia tra il XVI secolo e la prima metà del XVII. Fondato dai sovrani Ferdinando II di Aragona e Isabella I di Castiglia nel 1492 a seguito della conquista di Granada quando gli Arabi furono scacciati dalla Spagna, si estese successivamente con l’imperatore Carlo V e l’annessione di Italia meridionale, Ducato di Milano e molti territori delle Americhe a seguito delle azioni dei conquistadores. Questi ultimi, guidati da condottieri come Hernan Cortés e Francisco Pizarro, misero fine rispettivamente ai due più grandi imperi precolombiani, quello Azteco e quello Inca.

Il figlio di Carlo V, Filippo II, salito al trono nel 1556 dopo l’abdicazione del padre, si espanse sui territori dell'Asia orientale (che presero da lui il nome di Filippine) e divenne, per un periodo, Re del Portogallo e del suo impero coloniale a seguito di una crisi di successione. Il sovrano si pose inoltre alla guida della Lega Santa, costituita da un’alleanza di Stati cristiani, per fermare l’avanzata dei Turchi nel Mediterraneo, come accadde nella Battaglia di Lepanto (1571).

 

5.2.2 L’inizio della decadenza

Dopo Filippo II l’impero vide l’inizio della propria decadenza. Il conservatorismo cattolico aveva creato persecuzioni religiose contro i protestanti olandesi e, in Spagna - dove avevano finora convissuto insieme ai cristiani - contro Ebrei, chiamati in senso dispregiativo marranos, e musulmani spagnoli, i moriscos, che furono espulsi. L’incapacità di sostenere, con tutto l’oro e l’argento importati dalle Americhe, un’economia manifatturiera e agricola fecero cadere la potenza spagnola in una grave crisi economica.

Nel corso degli anni la Spagna perse i Paesi Bassi e i domini italiani e nel 1808 venne invasa da Napoleone che favorì, in questo modo, una serie di guerre di indipendenza attraverso le quali tutte le colonie del Sudamerica vennero perdute, con la conseguente disgregazione e fine dell’impero.

Nel XIX secolo, come le altre potenze europee ma con un successo molto inferiore, anche gli Spagnoli si spinsero alla conquista dell’Africa cercando di formare un secondo impero coloniale. Questi territori otterranno l’indipendenza durante il Novecento, mentre alcuni di essi, come le città del Marocco Ceuta e Melilla, restano ancora oggi sotto il governo di Spagna.

 


5.3 PORTOGALLO: NAVIGATORI E SCHIAVISTI

 

 

 

 

5.3.1 Un piccolo stato con enormi ricchezze coloniali

Occupando Ceuta, in Marocco, il Portogallo fondò nel 1412 il primo impero coloniale della storia. L’ultima colonia portoghese sarà la città di Macao, restituita alla Cina nel 1999.

Chiuso ad est dalla Spagna, il Portogallo era uno stato che non superava i due milioni di abitanti, ma la sua posizione rappresentava un punto di forza nell’espansione verso occidente e, quindi, verso l’Atlantico. Fu così che ebbe inizio quella che oggi chiamiamo “età delle scoperte geografiche”.

Primi a utilizzare le caravelle e a capire il meccanismo degli alisei, grazie alle profonde conoscenze e capacità nella navigazione, i Portoghesi aprirono la rotta oceanica delle spezie da ovest, senza perciò pagare dazi agli Ottomani. Ciò avvenne attraverso l’esplorazione dell’Africa, prima con Enrico il Navigatore, poi con Bartolomeo Diaz e, finalmente, con Vasco da Gama che riuscì a circumnavigare il continente africano e a raggiungere l’Oceano Indiano. In questo modo vennero creati avamposti fortificati in Africa e, superate le forze rivali arabe, i primi domini e porti commerciali in India e nel Sud-est asiatico, dove furono aperti diversi empori di merci. Le conquiste continuarono anche nelle Americhe con territori molto vasti come il Brasile e con l’avvio della tratta degli schiavi in Africa occidentale, poi seguita dalle altre potenze europee. La colonizzazione portoghese usufruì quasi sempre della forza e della violenza sui popoli sottomessi.

 

5.3.2 Un potere lungo cinquecento anni

Per un secolo, dal 1578 al 1688, il Portogallo perse la propria indipendenza e fu occupato dalla Spagna di Filippo II, poi riconquistata con l’indebolimento politico ed economico di quest’ultima. Da quel momento in poi non si raggiunsero più i livelli di potenza mondiale del Cinquecento, ma la sua economia continuò ad usufruire ancora delle ricchezze delle colonie possedute in Africa e in Brasile che fornivano oro, pietre preziose e diamanti.

Fu uno degli ultimi stati europei a possedere colonie oltreoceano. Nel XIX secolo represse con la violenza i tentativi di indipendenza delle nazioni africane, come Guinea-Bissau, Angola e Mozambico la cui decolonizzazione avverrà soltanto tra gli anni Sessanta e Settanta del 1900.

 

 


5.4 PAESI BASSI: UNA POTENZA COMMERCIALE

 

 

 

 

5.4.1 Dalla dominazione spagnola a potenza economica mondiale

I Paesi Bassi facevano parte dell’Impero asburgico di Filippo II di Spagna, ma questo dominio non era accettato dagli Olandesi che erano protestanti e, per questo, perseguitati dai cattolici spagnoli. Questo malcontento causò una feroce rivolta nel 1568 e, dopo una lunga guerra, i Paesi Bassi riuscirono ad ottenere l’indipendenza col nome di Province Unite. Nel conflitto furono sostenuti dall’Inghilterra, nemica della Spagna per il predominio sui mari.

Sfruttando la posizione geografica e i porti sull’Atlantico, gli Olandesi riuscirono per alcuni secoli a detenere una serie di colonie d’oltremare tra l’Oceano Indiano, l’America settentrionale (Nuova Amsterdam era l’antico nome dato nel 1625 a quella che sarebbe diventata New York) e, successivamente, l’Africa. Nel XVII secolo con la creazione della Compagnia Olandese delle Indie Orientali il commercio internazionale divenne la principale attività economica dei Paesi Bassi con i tre quarti degli scambi commerciali globali che avvenivano a bordo delle proprie navi, anche grazie alla Compagnia delle Indie. Amsterdam diventò uno dei maggiori porti al mondo e il principale centro finanziario d’Europa, con la nascita di varie banche.

 

5.4.2 Un piccolo stato atlantico in crescita continua

Tra XVII e XVIII crebbe la popolazione, vennero costruiti edifici, canali e cantieri navali grazie anche ad una classe media molto numerosa e arricchitasi con l’economia mercantile. Le città olandesi furono tolleranti nei confronti dei diversi credi religiosi e diedero ospitalità a molti stranieri rifugiati a causa delle persecuzioni. Il loro successo in questo periodo fu favorito ulteriormente dal declino delle potenze marinare del Mediterraneo, come Genova e Venezia. Allo stesso periodo risalgono i cosiddetti polder, terreni sotto il livello del mare che vennero prosciugati e chiusi da dighe e argini, con una vasta opera di antropizzazione del paesaggio.

Il benessere economico raggiunto nel Seicento ebbe riflessi anche sulla cultura e sulla scienza. La pittura olandese raggiunse livelli altissimi con Vermeer e Rembrandt, artisti che si rifacevano al Rinascimento italiano e dai cui quadri ci viene uno spaccato di vita reale della società olandese dell’epoca.

Problemi importanti cominciarono nella seconda metà del Seicento a causa dell’invasione da parte della Francia di Luigi XIV, da una parte, e della rivalità sui mari con l’Inghilterra.

La data ufficiale della fine dell’impero coloniale olandese è il 1975, anno in cui divenne indipendente il Suriname, piccolo stato dell’America Latina.

 

 

 

 

 

 

 


5.5 FRANCIA: DAL RE SOLE A NAPOLEONE E OLTRE

 

 

 

5.5.1 Obiettivi francesi su mari e terre

Con territori in Asia, Africa e America settentrionale, oltre che in Oceania, l’impero coloniale francese ebbe vita tra il XVII e il XX secolo. Negli anni Trenta del Novecento raggiunse la sua massima espansione con oltre 12 milioni di km², circa 1/10 delle terre emerse, divenendo uno degli imperi più vasti della storia.

Seguendo i successi spagnoli e portoghesi la Francia cominciò a occupare territori nell’America settentrionale, centrale e in India, raggiungendo nel Seicento lo status di maggiore potenza europea sotto il governo di Luigi XIV, il Re Sole. Le sue mire espansionistiche si ridussero nel tempo quando fu costretta a rinunciare al predominio sui mari in favore della Gran Bretagna dopo la sconfitta nella Guerra dei Sette anni (1756-1763). In seguito, con l’ascesa al potere di Napoleone Bonaparte, la Francia, pur fallendo nell’occupazione dell’Egitto ottomano, riuscì con una serie di vittorie a conquistare vaste regioni nella stessa Europa - tra Italia, Paesi Bassi, Germania, Spagna e Polonia – nel periodo che va dal 1804 al 1814.

 

5.5.2 Una seconda fase di colonialismo nell’Ottocento

Dopo il periodo napoleonico, con il ritorno dei sovrani spodestati sui propri troni e la perdita di gran parte dei territori europei, la Francia non demorse ed ebbe occasione, durante la fase storica dell’imperialismo, di riformarsi attraverso un secondo tempo coloniale, questa volta con territori e sfruttamento di uomini e risorse in Africa soprattutto, ma anche in Indocina. Queste vaste regioni rimasero possedimenti francesi fino alla seconda metà del Novecento.

Dopo la Seconda guerra mondiale l’impero coloniale iniziò la definitiva sua disgregazione che giunse a compimento negli anni Sessanta. In alcuni casi, come in Indocina ed in Algeria, fu necessario per i popoli sottomessi combattere lunghi conflitti aspri e sanguinosi prima che si concludesse il processo di decolonizzazione.

Ancora oggi la Francia possiede una serie di piccoli territori sparsi tra le isole dei Caraibi, nell'Oceano Indiano e nell'Oceano Pacifico, oltre alla Guyana francese.

 

5.6 LA RUSSIA: UN NUOVO GIGANTE TRA EUROPA E ASIA

 

 

5.6.1 Dalla Rus’ di Kiev alla Moscovia

Il primo stato russo fu il Principato di Kiev, fondato dai Variaghi, vichinghi svedesi che presero dalle popolazioni locali il nome di Rus’, ‘uomini venuti da oltre mare’. Mongoli e Tartari misero fine a questo stato intorno al XIII secolo fondando un potente khanato (i sovrani mongoli erano denominati khan) chiamato Orda d’Oro che si estendeva dal Danubio ai Monti Urali, in Siberia e Asia centrale. Nella parte settentrionale dell’attuale Russia, invece, si avvicendarono diversi piccoli regni di cui il più noto fu quello di Moscovia, la cui capitale era Mosca.

Furono proprio i principi di Moscovia a mettere fine all’Orda d’Oro e a riprendersi i territori occupati in precedenza. Questi prìncipi, dopo la caduta di Costantinopoli sotto i Turchi nel 1453 e la fine dell’Impero Bizantino si fregiarono del titolo di rappresentanti ufficiali del cristianesimo ortodosso e si fecero chiamare “zar”, trasposizione del latino caesar, cioè imperatore, il titolo utilizzato dai sovrani romani. Per questo definirono Mosca come la “terza Roma”, poiché la seconda era stata Bisanzio-Costantinopoli.

 

5.6.2 Dalla conquista della Siberia a Pietro il Grande

Nei secoli successivi lo stato russo si espanse verso est, depredando vaste zone di territorio alle comunità nomadi e seminomadi che abitavano la Siberia. Il colonialismo russo in Siberia fu guidato inizialmente dal condottiero Ermak, alla fine del XVI secolo, e arrivò a compimento nel 1659 quando i russi raggiunsero le coste dell’Oceano Pacifico.

In quello stesso anno, quando salì al trono lo zar Pietro I il Grande, l’Impero Russo si presentava come troppo vasto e disorganizzato. Un Paese arretrato, con il potere accentrato nelle mani dei Boiari, i ricchi proprietari terrieri che governavano insieme allo zar sfruttando il lavoro della restante popolazione (circa il novanta per cento) in forma di servitù della gleba. Un altro problema erano i confini a est, oggetto di conflitto con la Cina.

Pur avendo una visione assolutistica, Pietro il Grande avviò ammodernamenti allo stato, soprattutto nella struttura amministrativa, ancora basata sul modello feudale. Visitò personalmente Germania, Olanda e Gran Bretagna per capirne la politica, i loro cantieri navali per osservarne l’attività, ridusse al minimo il potere dei Boiari e si circondò di persone di fiducia che lo aiutarono nella sua opera. Creò, quindi, un esercito e una marina permanenti che la Russia non aveva e spostò la capitale a San Pietroburgo.

 

5.6.3 Altri zar continuano la politica di Pietro il Grande

Come grandezza, l’Impero Russo fu il terzo impero più esteso della storia dopo quello britannico e quello mongolo, arrivando a comprendere territori in Europa, Asia e Nord America (Alaska). Col tempo riuscì a svilupparsi dal punto di vista industriale con l’ausilio di investimenti stranieri nella costruzione di ferrovie e fabbriche. L’opera di modernizzazione di Pietro il Grande ispirata alle grandi potenze d’Europa venne proseguita da Caterina la Grande (1761–1796) che sposò le idee dell’Illuminismo francese e dallo zar Alessandro II (1855–1881) il quale promosse numerose riforme sociali e abolì la servitù della gleba con l'emancipazione di 23 milioni di servi nel 1861.

Quando i sovrani successivi ritornarono ad uno stato monarchico più tradizionale, la Russia come impero collassò durante gli eventi della Rivoluzione di febbraio del 1917, ma anche in seguito alla partecipazione fallimentare alla Prima guerra mondiale.

 

 

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