9.5
GUERRE DI INDIPENDENZA ISPANO-AMERICANE
9.5.1 Una serie di circostanze portano alla disfatta spagnola
Il desiderio delle province sudamericane di distaccarsi dalla
madrepatria spagnola cominciò a farsi concreto quando Napoleone invase la
Spagna ponendo sul trono il fratello Giuseppe Bonaparte.
A partire dalle conquiste in Messico e Perù, i territori sudamericani
erano stati per la Spagna un gigantesco bacino di ricchezze e metalli preziosi,
con importazioni di merci e l’attuazione di una politica mercantilistica che depotenziasse
gli imperi rivali. Ora, però, assediata e in grandi difficoltà, la Spagna si
vide costretta a concedere anche a navi neutrali inglesi e francesi la
possibilità di attraccare nei porti delle sue colonie.
La situazione si aggravò quando, in America Meridionale,
l’insofferenza di gruppi di potere verso l’amministrazione della madrepatria
spagnola generò profonde rivendicazioni di autonomia. La borghesia delle
colonie, infatti, si sentiva tagliata fuori dalla gestione economica delle
risorse che andavano comunque ad arricchire quasi esclusivamente le famiglie
spagnole.
A partire dal 1808, nelle principali città latinoamericane, come
Caracas e Buenos Aires, si rafforzarono perciò gruppi indipendentisti che
assunsero il potere dando vita a ribellioni che destabilizzarono il tessuto
sociale. La Spagna, a causa dell’invasione napoleonica, rimaneva
impossibilitata ad intervenire massicciamente con le proprie truppe.
9.5.2 La Spagna perde le colonie anche perché rimane isolata
Negli stessi anni in Europa, l’isolamento a cui Napoleone aveva
costretto l’Inghilterra spinse quest’ultima ad allearsi in un primo momento con
la Spagna in modo da incrementare il commercio clandestino con le colonie
ispanoamericane. Verso i ribelli antispagnoli del Sudamerica, però, malgrado le
richieste di aiuto, l’Inghilterra rimase in una posizione di neutralità e, per
non rompere i precari equilibri con la Spagna, preferì temporeggiare. Tuttavia anche
il non schierarsi con gli alleati spagnoli favorì in qualche modo l’andamento
delle vicende legate all’indipendenza delle colonie. Questa politica di
non-intervento venne seguita apertamente anche dagli Stati Uniti.
Dopo il Congresso di Vienna (1814-15), tornato sul trono, il re di
Spagna guardò alla possibilità di riconquistare le colonie in Sudamerica
ricorrendo alle forze della Santa Alleanza (Austria, Prussia e Russia). Ed ecco
che, temendo il coinvolgimento di diverse potenze europee che avrebbero dato un
esito scontato a favore del re di Spagna, a quel punto l’Inghilterra decise di
prendere posizione di opporsi fortemente al progetto interventista.
A questo punto, l’Impero Britannico andò in aiuto degli insorti con
uomini e navi attraverso il Brasile, governato dai Portoghesi, tradizionali
alleati degli Inglesi. In cambio ricevette enormi vantaggi dal punto di vista
commerciale oltre che notevoli privilegi per i sudditi britannici residenti
nelle regioni sudamericane.
La guerra scoppiò grazie all’azione in campo di due generali. Il primo
era un ex ufficiale creolo delle truppe spagnole, José di San Martín che guidò
la rivoluzione da Buenos Aires verso il nord dell’Argentina e poi, dopo una
traversata problematica attraverso le Ande, in Cile ed in Perù. Il secondo
protagonista, Simón Bolívar, detto il Libertador,
partì da nord, precisamente dal Venezuela, e scese verso il Perù per venire in
aiuto di San Martín e costringere così gli Spagnoli e gli alleati
ispano-americani alla resa finale. Nel 1824, la definitiva vittoria di Ayacucho
in Perù fu salutata in tutto il Sudamerica con grandissimo entusiasmo. Bolívar,
che come i suoi contemporanei in Nord America e in Europa, era stato molto
influenzato dalle idee dell’Illuminismo e dal Contratto Sociale di Rousseau, non vide, però, mai realizzarsi il
suo sogno di un’America del Sud unita come un unico popolo con radici e culture
comuni. Negli anni che seguirono, infatti diversi conflitti si scatenarono tra
le nuove nazioni e la vita delle popolazioni continuò ad essere difficile.
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